
Questo fascicolo ha lo scopo di informare e coinvolgere il maggior numero di persone, politici
e cittadini, cattolici praticanti e atei confessi, istituzioni, enti preposti, associazioni dedicate
e organi di informazione su un tema che ci sta a cuore: la violazione in atto da oltre dieci anni
del diritto fondamentale dei neonati ad avere una certificazione anagrafica, anche quando i
genitori sono persone migranti sprovviste di permesso di soggiorno.
Chi avrà la pazienza di leggere nel dettaglio queste pagine scoprirà, forse con un po’ di
sorpresa, che nonostante basti essere nati per diventare soggetti dell’ordinamento giuridico
– come prescrive l’art. 1 del Codice civile – senza passare dall’anagrafe per lo stato italiano
non esistiamo.
Del resto, senza la certificazione di nascita come si può sapere che una persona esiste?
La registrazione anagrafica dei neonati è un loro diritto fondamentale e inviolabile, e in
quanto tale universale, cioè spettante a tutti a prescindere dalla cittadinanza.
Sebbene ciò non sia discutibile, in Italia, abbiamo costruito e identificato una categoria di
neonati a cui tale diritto non viene garantito per legge.
Non reagire dinanzi a un affronto simile a danno di persone inermi, quali sono i bambini, ci
sembra intollerabile, e ci fa vergognare come persone e come cittadine.
Non reagire ci fa sentire complici di una così grave violazione della dignità dei bambini.
Quali bambini? Stiamo parlando di nati in Italia, figli di genitori non comunitari privi di
permesso di soggiorno, a cui dal 2009 è richiesta, all’atto della registrazione della
dichiarazione di nascita del proprio figlio, la presentazione del documento che non hanno,
la cui assenza li fa irregolari, (legge 94/2009 art. 1, comma 22, lettera g).
Nelle pagine che abbiamo raccolto abbiamo voluto segnalare la presenza di figure positive e
consapevoli, non disposte ad arrendersi a luoghi comuni, spesso generati dal pregiudizio.
Abbiamo voluto iniziare il nostro percorso dalla testimonianza della nostra grande senatrice,
Liliana Segre che sulla sua carne adolescente si vide tatuare un numero 75190, “vergogna di
chi lo ha fatto”, come per decenni ha spiegato agli studenti cui si è instancabilmente rivolta.
La senatrice Liliana Segre è il punto di partenza di quel filo rosso che, svolgendosi fra
valutazioni giuridiche e testimonianze personali, ci porta a chiedere al Parlamento italiano
di riconoscere il diritto del bambino al certificato di nascita, modificando la normativa in
vigore che lo nega e alla società civile un sussulto di responsabile consapevolezza da
introdurre nei “palazzi” della politica.
Augusta De Piero – Udine
Giuseppina Trifiletti – Udine
Giuliana Catanese – Udine
20 novembre 2020 – Giornata universale del bambino
ALLEGATO
Sullo stesso argomento leggi anche http://sconfini.net/il-governo-adotti-con-urgenza-un-provvedimento-che-consenta-ai-figli-di-persone-straniere-presenti-irregolarmente-in-italia-di-iscrivere-i-propri-figli-allanagrafe/