RIFLESSIONE ALLA MANIFESTAZIONE DI TRIESTE 13 aprile 2019
Onorato, commosso nell’iniziare questa riflessione a conclusione della manifestazione, in continuità con quelle ascoltate lungo il percorso per esprimere la ricchezza delle diversità di vissuti, esperienze, denunce, proposte…
Siamo tante, tante persone che si sentono di rappresentare tutte quelle che, per diversi motivi, non hanno potuto esserci fisicamente, ma ci sono per la condivisione di sintonie, contenuti, prospettive. Forniamo un noi pluralista, variegato, colorato, vivace e appassionato. Abbiamo camminato insieme per dire che noi non siamo neutrali, la neutralità è una finzione e una ipocrisia; siamo schierati dalla parte delle persone, prima le persone con particolare attenzione a chi è più debole, più fragile, è messo ai margini, privato della uguaglianza dei diritti, fino alla negazione, fa più fatica nella vita; fra loro gli immigrati arrivati negli anni fra noi e che continuano ad arrivare.
Siamo preoccupati per questo mondo, per questa Italia e per questa regione Friuli Venezia Giulia per questo pensiero negativo (che certo non merita di essere chiamata cultura) di indifferenza, di avversione, fino all’odio nei confronti dell’altro diverso, qualsiasi siano le diversità, in particolare verso gli immigrati. Un’etica laica condivisa freme dentro di noi di sdegno morale per l’arroganza, la supponenza, la brutalità che vengono in continuità espresse in parole, atteggiamenti, scelte politiche e di seguito legislative come la Legge sicurezza verso cui esprimiamo il totale dissenso per le situazioni di disumanità che produce, per l’insicurezza che alimenta per potere su di essa continuare a nutrire diffidenze, paure, allarmismi, esigenza di ulteriori decisioni repressive.
Siamo a Trieste, capoluogo della Regione, una città bella, con una storia significativa di convivenza fra persone e comunità diverse come in questa nostra Regione Friuli Venezia Giulia. La bellezza di una città è tale se insieme al paesaggio, al mare, alle ricchezze storiche e culturali, spirituali, artistiche si realizza la convivenza pacifica delle differenze, quando le persone ci vivono con una reciprocità accogliente, qualsiasi siano la provenienza, la condizione sociale ed economica, le espressioni culturali, linguistiche e religiose. Il decoro di una città è stabilito da queste dimensioni non da un’estetica privilegiata e da una concezione della pulizia che pretende in modo disumano di far sparire i poveri, i senza tetto, i mendicanti. Una città che comprende anche una memoria dolorosa; proprio nella Piazza Unità qui accanto il 18 settembre 1938 il Duce Mussolini promulgò le leggi razziali, razziste.
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